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La più banale barzelletta è diventata realtà in Parlamento
«Sarò breve e circonciso» È successo davvero!
Infuriano le polemiche sui manager pubblici
Il deputato del M5S Davide Tripiedi
E'successo, è successo davvero. Non c’è timore di smentita perché vi è l’indiscutibile prova audio e video. «Signor Presidente, sarò breve e circonciso» lo ha detto veramente il deputato grillino Davide Tripiedi aprendo il suo intervento alla Camera. Un errore talmente marchiano che forse è stato fatto apposta per screditare l’intera classe politica italiana. Probabile, invece, che Tripiedi non sia proprio uno che sappia parlare bene in pubblico e forse non ha neppure mai studiato quello che deve o dovrebbe dire. Un brutto inciampo in questo momento in cui si discutono i compensi dei manager pubblici e di conseguenza anche quelli dei politici. Alla luce di questa, e non solo di questa, uscita hanno fatto bene i grillini a decurtarsi volontariamente l’indennità parlamentare.
La questione è assurta agli onori della cronaca dopo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto che è necessario mettere un tetto ai compensi dei manager pubblici. Immediatamente ha contestato la cosa l’amministratore delegato di Ferrovie Italiane, Mauro Moretti, che ha precisato che se gli levano anche solo un centesimo va via. Da qui polemiche a non finire. Ma proviamo a ragionare un po’. In un’epoca di concorrenza feroce come questa dove il pubblico deve confrontarsi e scontrarsi con il privato le aziende di Stato, come appunto le Ferrovie, devono essere guidate da manager esperti che sappiano reggere il confronto con quelli del settore privato. Se si mette un tetto è inevitabile che i migliori andranno via e lo Stato si troverebbe in grande difficoltà. Già che molti posti importanti sono stati ricoperti con criteri clientelari e il danno si è visto. Potrebbe mai, solo per fare un esempio, Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat Chrysler Group, che guadagna circa 7 milioni di euro l’anno, andare a fare il manager di Finmeccanica o delle stesse Ferrovie per 500 mila euro. Né lui né nessun altro dei suoi colleghi del privato. Lo stesso discorso vale per un professionista (medico, avvocato o giornalista) che dovrebbero andare a fare i parlamentari per poche migliaia di euro. Qualcuno dirà: ma non è rispettoso di chi guadagna 1.000 euro al mese oppure è disoccupato. Giusto ma il manager, pubblico o privato, e il politico, deve garantire il benessere della sua azienda e quindi crea anche sviluppo ed occupazione. Se invece il problema viene posto sulla capacità di alcuni individui, allora la questione cambia radicalmente. Ma, nel privato, quale azienda guidata da persone sane di mente verrebbe affidata ad un incompetente o ad un incapace? Ovvio, nessuna. Purtroppo nel pubblico questo accade spesso. Quindi il problema non è quanto guadagna ma come lo guadagna. Un grande cantante o un bravo sportivo attirano pubblico, attenzioni e sponsor, producono profitto ed è ovvio che guadagnino di conseguenza. Piaccia o non piaccia è questa la logica della nostra società. Bisogna poi considerare che tutto questo denaro viene poi speso o in ogni caso reinvestito. Il punto è che lo Stato deve poi garantire un minimo di equità sociale che significa lavoro per tutti e il giusto livello di welfare. Il motto «Da ognuno secondo le proprie capacità a ognuno secondo i propri bisogni» è stato decisamente smentito dalla storia.
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