Renzi: “L’Italia può ripartire” - Articolo - IlMercatinoSicilia.it

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Ma oltr’Alpe le faccende private restano private

Renzi: “L’Italia può ripartire”

Il presidente francese Francois Hollande
Il presidente francese Francois Hollande

Con una conferenza stampa dedicata ai temi della crisi economica e del lavoro, il presidente francese Francois Hollande ha messo la parola fine alle vicende “rosa” di questi ultimi giorni. «Gli affari privati ha detto - si trattano in ambito privato, nell’intimità rispettosa di ciascuno. Questo non è il luogo né il momento per farlo». Ed i francesi lo hanno ascoltato. La politica è una cosa, le questioni personali altra. Perlomeno, quanto non si commettono reati. Questo non vuol dire che Hollande sia da perdonare in quanto persona ma il Presidente della Repubblica, in questo, caso ne resta fuori. In Italia, invece, siamo abituati a ben altro e basta un nonnulla per scatenare il putiferio. Grazie al cielo Giorgio Napolitano ha superato da un pezzo l’età per andare in motociclo. Forse perché la nostra classe politica è di gran lunga inferiore in qualità a quella francese? Oppure perché siamo molto più polemici? Entrambe le cose. Il punto è che pensiamo alle sciocchezze invece che alle cose importanti. Una cosa importante è la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha di fatto annullato il “porcellum”. È chiaro adesso che il Parlamento è assolutamente legittimo, anche se questo era stato messo in dubbio dai soliti guitti nazionali, e che si potrebbe andare al voto anche subito ma senza premio di maggioranza e con le preferenze. In questo modo il 90% degli attuali parlamentati, nominati dalle varie segreterie politiche, rimarrebbe a casa. Quale migliore occasione per rinnovare, veramente tutto? Un’occasione unica per la gente. Quindi, anche i più delusi dovrebbero adesso andare a votare. Importante una rinnovata partecipazione alla politica altrimenti si rischia veramente una deriva da web. Il sistema delle consultazioni on line inaugurato dai grillini è esattamente all’opposto del metodo democratico. Innanzitutto taglia una fascia molto ampia della popolazione, quella più debole culturalmente ed economicamente che non usa o usa poco Internet. Inoltre in questo modo si abbandonerebbe la democrazia rappresentativa per una diretta che lascia mille dubbi compresi quelli legati alla manipolazione dei dati. Nessuna insinuazione sul Movimento 5 Stelle ma altri potrebbero anche farlo. Basta poi vedere cosa accade sui social network per rendersi conto del bassissimo livello di informazione che vi si trova. Le ultime bufale di questi giorni: l’abolizione del canone della televisione, il video della rissa in Parlamento (che era poi quello ucraino), le etichette sulle confezioni di tetrapack che indica quanto volte sono state riciclate e non si riferisce la prodotto alimentare contenuto. Non c’è dubbio che il web non rappresenta la nuova democrazia del futuro. Forse lo sarà ma al momento è meglio percorrere le vie tradizionali che, peraltro, sono deserte da oltre venti anni.
Mentre Silvio Berlusconi tace e Beppe Grillo si limita alla solita invettiva (per il momento online), Matteo Renzi continua nel suo tracciare i programmi futuri: jobs act, ius soli, registro unioni civili, legge elettorale, riforma del Titolo V della Costituzione. «Noi vogliamo dire che l’Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro», ha scritto sul suo sito alcuni giorni fa il segretario del Pd. E proprio non gli si può dare torto.

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