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Per la quarta volta dopo il 1989, il 1993 e il 1997
Enzo Bianco sindaco di Catania
L’apporto decisivo di Rosario Crocetta
Enzo Bianco e Rosario Crocetta
Enzo Bianco torna ad essere sindaco di Catania. Una previsione facile da farsi. Qualcuno dirà: semplice a dirlo a cose fatte. Ma era facile, per chi di politica un po’ ne capisce, anche scriverlo venerdì scorso usando la figura di Gandalf come raccontata nel secondo libro del Signore degli Anelli: “«Gandalf!», esclamò, «Ma sei tutto vestito di bianco!». «Si, ora sono bianco», disse Gandalf.”. Carino, no? Chissà in quanti lo hanno capito. Chiedendo venia per l’infantile giochetto, la considerazione politica seria è che la città aveva un forte desiderio, anzi una fortissima esigenza di tornare ad essere guidata.
Ed Enzo Bianco ha tutte le carte in regola per farlo: onestà, competenza e esperienza.
La Catania del 1993, squassata dalla crisi politica derivata da tangentopoli e dai cento omicidi di mafia, si riprese grazie a quelli che furono chiamati i “Fiori di Bianco”, certamente molto meno effimeri di quanto i suoi avversari abbiano detto.
Bianco, al di là di ogni dubbio, seppe risollevare l’immagine della città che seppe gestire al meglio.
Quando andò via per fare il ministro, Catania era una piccola bomboniera che il suo successore, Umberto Scapagnini, per lo meno per i primi due anni gesti governò nella continuità prima di perdersi dietro ad alleati ingombranti, infidi e prevaricatori che lo sommersero ed ai quali colpevolmente cedette.
Gli stessi che imposero Raffaele Stancanelli e che lo hanno difeso fino alla fine in una disperata resistenza nell’ultimo bunker. Nel frattempo la città è andata indietro, sempre più indietro, arrivando sull’orlo del precipizio. Stancanelli non solo non ha saputo gestire la grande emergenza economica, la situazione ancora non risolta del piano di rientro finanziario ne è l’ultima chiara testimonianza, ma non è neppure riuscito a legare con Catania e con i catanesi. Troppo marcato il suo accento regalbutese.
Troppo chiaro il suo non “sentire” la città. Ormai è superato il concetto di sindaco “indigeno” ma resta indiscutibile che colui che ricopre questo ruolo deve essere legato alla sua comunità anche di adozione (come in fondo, anche se a modo suo, lo fu Scapagnini).
Stancanelli ci ha messo del suo ma Bianco, oltre al patrimonio legato alla sua ottima precedente esperienza, ha saputo toccare i temi focali attirando dalla sua parte tutti o quasi tutti. Inoltre non è da sottovalutare il grandissimo apporto fornito in tutti i sensi dal Presidente della Regione Rosario Crocetta. Forse adesso sono tanti a dovere convivere nella maggioranza ma una forte personalità politica come quella che possiede Enzo Bianco non avrà problemi a gestire alleati, amici e Catania.
È andato bene Maurizio Caserta che, se non ci fosse stata la “corazzata” Bianco, avrebbe potuto avere giuste e meritate chance. Pessima invece la performance della grillina, Lidia Adorno. Di testimonianza e nulla più le candidature di Matteo Iannitti e Tuccio D’Urso.
Dopo le formalità burocratiche ed i tempi tecnici si insedieranno sindaco e Consiglio. Intanto in questi giorni sembra essersi finalmente esaurito il lunghissimo inverno e soffia una tiepida arietta di… primavera.
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