Il progetto attuale lascia fuori il 70% degli immobili catanesi per le eccessive limitazioni

Piano casa, così com'è non serve a niente

Quartieri risanati e un rilancio economico non indifferente. Sono questi i benefici più importanti che l'edilizia catanese percepirebbe con il nuovo Piano Casa, se recepito e applicato correttamente.
Catania potrebbe infatti finalmente, dopo anni di scelte sbagliate e scellerate, poter tutelare il patrimonio storico e urbanistico tenendo conto delle caratteristiche del territorio.
Sarà così che tutto il centro storico, compreso il malconcio San Berillo vecchio, e altri quartieri verranno salvaguardati al meglio.
Sarebbe, infatti, un sogno che diverrebbe realtà se Cibali, la Consolazione e San Cristoforo, attualmente nella lista dei più bisognosi, tornassero a risplendere senza essere completamente rasi al suolo come la legge dovrebbe prevedere. E sarebbe forse possibile concedersi una deliziosa passeggiata domenicale su un lungomare completamente rimesso a nuovo, poiché il tratto di costa che va da San Giovanni Li Cuti fino a Ognina godrebbe di un messa a punto non indifferente.
La chimera di una città diversa, purtroppo, al momento è destinata a rimanere tale. Sono ancora troppe infatti le limitazioni che il Piano Casa, ultimamente approvato, presenta e la maggior parte di esse riguardano proprio la zona costiera e la zona A, ovvero il centro storico.
Limitazioni ed esclusioni, poi, sono previste anche per le aree tipizzate come sede stradale e zone di vincolo assoluto dal Piano regolatore vigente; per le aree interessate dal Piano di rischio aeroportuale; per gli immobili definibili come tipo edilizio a "villa o villino", con terreno di pertinenza, costruiti antecedentemente al 1940 nonché per le aree interessate dal vincolo paesaggistico.
Insomma una bella fetta di immobili resta completamente tagliata fuori e se si pensa che il 70% del patrimonio edilizio esistente è antecedente al 1981 si deduce che così come si presenta questo Piano Casa risulta inservibile.
Catania per garantire quella riqualificazione urbanistica di cui necessita ha bisogno di altro e la strada è ancora lunga.

di Erika Castorina. Pubblicato in Cronaca il 11/02/2011 Scarica il pdf