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Catania, pessima la sua mobilità
Il IV rapporto sui comuni italiani mette la nostra città nelle ultime posizioni
I progressi segnati nello sviluppo della tecnologia dovrebbero portare ad un incremento di tutti quei mezzi che possono consentire di salvaguardare l'ambiente. A sottolineare come tanti passi in avanti dovrebbero essere segnati in Italia è arrivato il IV Rapporto sulla mobilità sostenibile condotta da Euromobility sui capoluoghi nazionali e i comuni con più di 100 mila abitanti.
Per le città siciliane il quadro appare preoccupante. Mentre Venezia è la città che segna i maggiori progressi nella nostra isola poco o nulla si muove. Messina è al 40° posto, Palermo al 41°, Catania al 45° e Siracusa all'ultimo posto. Per la città etnea un lieve miglioramento di 3 posti rispetto ai dati fatti segnare nel precedente rapporto.
A far emergere questo quadro di quasi stasi è stata un'indagine complessa che analizza i vari dati Istat dei centri urbani. Una vera e propria vivisezione che riguarda differenti aspetti come il numero di abitanti complessivi o la densità abitativa. Due dati che vedono a Catania dei risultati contrastanti. A fronte di un continuo spopolamento della città la densità abitativa del capoluogo etneo è superiore rispetto alla media nazionale.
E da questo punto di vista si apre il primo spazio di riflessione. Infatti lo spostamento della popolazione fuori dai confini del capoluogo non è stata accompagnata da uno sviluppo dei servizi e dei trasporti pubblici. Una condizione che ha costretto i cittadini, anche per un po' di naturale pigrizia, ad aumentare il numero di veicoli a disposizione per recarsi in centro dove si concentrano tutte le attività lavorative. A testimoniare questa corsa alla macchina è l'indice di motorizzazione che vede Catania nel podio nazionale con il terzo posto e una condotta in aumento. A fronte di un 60,78% nazionale a Catania si sorpassa il 70%. Imbarazzante il confronto con la media europea del 46%.
Anche il parco macchine dei catanesi mostra come l'attenzione all'aspetto ambientale sia quasi nullo. L'anzianità dei veicoli condotti dai cittadini non mostra dei segnali incoraggianti. Infatti la percentuale dei veicoli Euro 0 è al secondo posto, le altre motorizzazioni invece segnano dei dati un po' nella media nazionale mentre le Euro 5 sono quasi all'ultimo posto italiano.
Anche numeri bassi per le fonti alternative di alimentazione. Gas e Metano insieme giungono al 3,5% dell'intero parco macchine. Una percentuale inferiore rispetto a gran parte delle 50 città analizzate.
Segnali leggermente positivi a livello nazionale per le giornate in cui si supera la soglia di polveri sottili. Forse anche perché i continui blocchi stradali hanno finalmente dato i frutti sperati.
Mentre i trasporti pubblici catanesi, almeno sulla carta, sono nella media italiana quelli delle zone a traffico limitato sono pessimi. I km dedicati a tutto questo sono irrisori. I dati per abitante sono ovviamente superiori rispetto a quelli segnati dalle grandi città come Milano e Torino ma non viene nemmeno sfiorato 1mq per abitante. Insomma poco o nulla soprattutto in un città dal grande centro storico come Catania. Totalmente assente il bike sharing. Una possibilità offerta ai cittadini che nel nostro capoluogo non trova un terreno fertile. Elemento questo che fa riflettere sulla mancanza di programmazione in una città dove il tempo si mantiene per gran parte dell'anno bello e dove le piste ciclabili rappresentano un miraggio. Insomma per Catania, dopo la bocciatura degli scorsi mesi di Legambiente, arriva un altro segnale d'allarme nel campo della tutela delle risorse naturali. E si attende ancora uno sviluppo sufficiente della metropolitana e soprattutto il tanto osannato piano urbano del traffico che dovrebbe razionalizzare il flusso veicolare.
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