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No all’innalzamento di frutta dal 12 al 20% nelle bevande
L’Europa boccia le aranciate con l’arancia dentro
«Ancora una volta ha vinto la logica del profitto e dell'industria», è stato questo l’amaro commento del presidente della Coldiretti siciliana, Alessandro Chiarelli, a commento della notizia della bocciatura dell'emendamento ad una legge europea che aveva l’obiettivo di innalzare la percentuale minima di frutta nei succhi e bevande analcoliche al 20%. La vecchia norma nazionale del 1961 prevede che l’aranciata possa essere colorata a condizione che in essa via sia il 12% di succo di agrumi vero. Troppo poco secondo tutti i giudizi.
Secondo Chiarelli con questa bocciatura si è perduto l’utilizzo di 200 milioni di chili di arance all'anno che non saranno bevuto dai 23 milioni di italiani che abitualmente bevono aranciate e succhi di frutto all’arancia. Si perdono inoltre 50.000 chili di vitamina C, ottima per combattere influenza e raffreddore.
«Non accettare il principio - spiega Chiarelli - che i succhi di frutta debbano avere il 20% di succo di agrumi vero e, ancor di più, attraverso un percorso tracciato e rintracciato in modo che il consumatore possa scegliere in base al proprio gusto, per noi è un fatto grave che si ritorce sulla economia e sulle aziende agricole che non potranno contare così su un più ampio margine di redistribuzione. Eravamo fiduciosi sul fatto che lo stesso Partito Democratico, nella scorsa legislatura, avesse votato l'emendamento previsto nella legge comunitaria e speravamo che venisse definitivamente approvato e attuato. In questo modo è stato dimostrato che non si comprende davvero il valore e la qualità degli agrumi siciliani». «Per la Sicilia in particolare - conclude Chiarelli - si tratta di una grande perdita e di una occasione persa. Le arance siciliane avrebbero potuto fare un balzo in avanti, ma tutto è andato in fumo.
Consideriamo poi che i produttori stanno svendendo le arance anche a meno di dieci centesimi al chilo. Questo è un fatto grave che si ritorce sulla agricoltura. Bisogna rivedere la politica comunitaria e l'intero indirizzo della politica agricola nazionale. Forte è infatti la delusione a seguito di questa notizia che nuovamente non tutela il consumatore e la qualità dei nostri agrumi».
L’allarme lanciato in un convegno a Scordia che sottolinea la necessità di una cooperazione tra i produttori
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