Catania, bisogna vincere per salvarsi - Articolo - IlMercatinoSicilia.it

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Persa una grande occasione con il Livorno e l’unico punto guadagnato non migliora la classifica

Catania, bisogna vincere per salvarsi

Sam Guglielmino
Sam Guglielmino

Serve un’impresa per salvarsi: l’ultima giornata di campionato ha lasciato al Catania e ai suoi supporter, tanto amaro in bocca. Un solo punto nel match contro il Livorno, seppur maturato con una prova di forza e dopo una grande reazione. Il non essere riusciti a battere una diretta concorrente nella lotta per non retrocedere in casa propria, ha evidenziato i limiti caratteriali e tecnici di una squadra che non riesce in alcun modo a lasciare l’ultimo posto.
Contro il Livorno si doveva vincere, ma un aspetto positivo comunque c’è: è stato guadagnato un punto su tutte le concorrenti dirette che hanno ottenuto solo risultati negativi e la salvezza adesso è distante solo 3 punti.
Due punti mancati, una sconfitta che pesa come un macigno, ma bisogna voltare pagina e ripartire proprio dalla reazione avuta nel secondo tempo del match contro il Livorno. Domenica si va al Tardini, a giocare contro il Parma, dove la tradizione è tutt’altro che positiva perché il Catania ha vinto una sola volta, lo scorso anno proprio con Rolando Maran in panchina. I rossoazzurri giocarono quel match in dieci uomini per l’espulsione di Legrottaglie e si imposero 2-1 con le reti di Lodi e Keko.
«Ci attacchiamo ad ogni aspetto positivo per farci forza - ha spiegato l’allenatore, Rolando Maran - Parma non è un campo facile, non lo era nemmeno quello di Milano. La reazione avuta dopo aver subito i gol contro il Livorno, ci dice che ce la possiamo fare».
Si tornerà al 4 3 3 e la clamorosa novità si potrebbe avere in porta: Andujar, infatti, potrebbe tornare in campo dal primo minuto e a Frison potrebbe essere concesso un turno di riposo.
Da New York a Catania per Sant’Agata e i rossoazzurri
Salvatore Mario Guglielmino (nella foto di Orazio Licciardello) - detto Sam - ha cinquantaquattro anni e da mezzo secolo vive a Rochester nello stato di New York. In questi giorni è tornato a Catania, sfruttando un regalo della moglie Danna, che per il suo compleanno gli ha donato un biglietto aereo da usare proprio nei giorni della festa della Santa Patrona, esaudendo così il desiderio del marito di rientrare in città nei giorni della festa di Sant’Agata e di recarsi allo stadio per vedere giocare i rossazzurri.
Nel 1965, il piccolo Sam, con i sui genitori Carmelo e Agata si imbarcò su una nave a Messina e dopo undici giorni di viaggio, arrivò a Liberty Island e oggi a distanza di mezzo secolo è ritornato per i suoi due grandi amori: Sant’Agata e il Catania. La storia di Sam e della famiglia Guglielmino è simile a quelle di tanti immigrati siciliani, che negli anni Sessanta scelsero l’America per “cercar fortuna”, ma che non hanno mai dimenticato le loro origini.
«Da piccolo chiedevo sempre a mio padre di portarmi allo stadio a vedere il Catania in A, ma non l’ha mai fatto - racconta Sam -. Dopo cinquant’anni finalmente sono riuscito a vedere i rossazzurri giocare. Ne seguo le gesta, confrontandomi con tanti altri tifosi».
Il suo lavoro di rappresentante di prodotti per parrucchieri lo porta a girare molto e venire a contatto con tanti catanesi, che vivono in America.
«Mangio sempre la pizza a Syracuse, nel locale di due fratelli giarresi - racconta - che hanno il ristorante tappezzato di poster del Catania. Ho un cugino, Antonio Napoli, che ha avviato un bar, dove fa vedere le partite del Catania e sono tantissimi i tifosi che si riuniscono per guardarle insieme».
Una domenica da tifoso doc per Sam, che con maglietta, cappello e sciarpa rossazzurra, prima di entrare allo stadio non ha rinunciato a nulla di ‘made in Catania’. Dopo la colazione mattutina con granita e brioche e un pranzo a base di arancino e chiacchiere, ha anche preso al chiosco un seltz, limone e sale.
«Per me è stata una grande emozione vivere questa partita in curva Sud – ha aggiunto - Mi ha fatto piacere vedere tanti gol, sarei stato più contento se il Catania avesse vinto. Tornerò per vedere una vittoria».

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