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Dopo “Parla con me” della Dandini, Serena Ganci e Simona Norato incidono il secondo ep “Iodasola”

Cantano, scrivono e suonano tutto, sono le donne Iotatola

Serena Ganci e Simona Norato
Serena Ganci e Simona Norato

Vi dice niente il nome Iotatola? Un duo palermitano che risponde ai nomi di Serena Ganci e Simona Norato, vincitrici della prestigiosa rassegna Musicultura nel 2010 e ospiti fisse, l'anno successivo, per alcune puntate di “Parla con me”, il celebre talk show di Serena Dandini andato in onda su Rai3. Celebrate da pubblico e critica per il loro esplosivo esordio “Divento viola”, le Iotatola ci riprovano con la loro opera seconda dall'emblematico titolo “Iodasola”.
Poche settimane prima della pubblicazione la Norato decide infatti di abbandonare il gruppo per dedicarsi a un percorso solista, ma non prima di aver terminato le registrazioni del disco.
Non prima di consegnare al pubblico un disco nato, pensato, scritto e creato a quattro mani, che non fa altro che confermare gli ottimi presupposti lanciati dall'esordio.
Ancora una volta infatti la Ganci e la Norato danno vita al loro istrionico mondo che fa dell'ironia il proprio cavallo di battaglia, senza mai prendersi troppo sul serio.
Fanno tutto da sole le Iotatola, cantano, scrivono, suonano qualunque tipo di strumento, dai synth alle chitarre, dalla batteria a qualunque tipo di percussione.
E lo fanno bene come pochi. “Iodasola” è un disco pop nella migliore accezione del termine, cantato bene e suonato ancora meglio, che abbandona le sonorità più elettriche dell’esordio per esplorare nuovi territori sonori, abbracciando in particolare un'elettronica tipicamente eighties, come nelle ritmiche pop-punk di “Popcorner” o nella successiva “Felicità”, figlia ipotetica di un incrocio tra Depeche Mode e Duran Duran.
C’è posto anche per valzer nostalgici (“Limonate”), per malinconiche ballate in salsa jazz ispirate da Gainsbourg (“Piove di domenica”), per struggenti e vivide cartoline d'infanzia (“Acquapark”) o per rime al vetriolo per generazioni finto-alternative (“Stare a casa è un’altra cosa”).
Nove pezzi che trasudano tutta la freschezza e la vitalità di cui le due eclettiche cantautrici sono capaci, nove pezzi per ballare, riflettere, gioire, piangere e amare.

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