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Lo pseudonimo dei due cantautori, Marco Parente e Alessandro Fiori, che si sono esibiti alla Chiave
Betti Bersantini non è una lei ma un duo geniale e bizzarro
Betti Barsantini
Betti Barsantini non è una nuova cantautrice italiana né tantomeno l'omonima giornalista toscana, è invece il bizzarro pseudonimo che due cantautori di talento come Marco Parente e Alessandro Fiori hanno scelto per battezzare il loro nuovo progetto a metà tra songwriting e sperimentazione.
Da sempre intenti nel battere nuovi percorsi musicali, con alle spalle una carriera solista ormai quasi ventennale il primo, militante negli osannati Mariposa prima e successivamente datosi al percorso solista il secondo, i due musicisti, amici da molti anni, cominciano a dar vita al loro progetto intorno al 2010, sfociato proprio quest'anno nell'esordio ufficiale della loro prima omonima opera. La coppia, in tour da gennaio, ha fatto tappa a Catania martedì 18 marzo alla Chiave. Ad attenderli un pubblico forse non vastissimo ma ben selezionato, tra cui l'amico di vecchia data Cesare Basile ed Enrico Lanza, in arte Mapuche.
I due danno inizio allo show e sin dalle prime note s'intuisce la densità di una performance che non passerà di certo senza lasciare il segno. Le liriche, intrise di una poetica raffinata e tagliente, si esaltano in tutta la loro potenza visionaria nel perfetto intreccio delle particolarissime voci di Parente, tropicalista di lungo corso, cresciuto a pane e Caetano Veloso, e di Fiori, la cui vocalità chiara ed eterea sembra rimandare a tratti direttamente a Robert Wyatt. Dopo i primi pezzi vengono chiamati sul palco a dare man forte Marcello Caudullo, batterista storico di Cesare Basile, ed Enzo Velotto, altro rinomato batterista degli indimenticati Flor, per l'esecuzione dei brani più energici e diretti. La performance volge al termine ma non prima di aver concesso un atteso bis, con Caudullo e Velotto nuovamente invitati sul palco per il gran finale, culminato in un esplosivo duetto alla batteria di Parente e Velotto. I Betti Barsantini riescono dunque nel non facile compito di mettere insieme potenza e lirismo, dando vita ad una performance di grande pregio e ad alto contenuto emotivo.
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