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L’eliminazione al Mondiale è il fallimento dell’intera Nazione
Gli Azzurri come l'Italia
Dopo il Sudafrica, anche in Brasile fuori subito
Il Presidente Pertini esulta alla vittoria dell'Italia sulla Germania a Spagna 1982
L'allenatore dell'Uruguay, Oscar Washington Tabarez, nel 1994 arriva al Cagliari e lo conduce la 9° posto nel campionato, nel 1996 va al Milan a posto di Fabio Capello che aveva conquistato lo scudetto l'anno prima, dopo avere vinto tutto negli anni precedenti. Tabarez verrà esonerato alla undicesima giornata dopo la sconfitta di Piacenza per 3 a 2 mentre era al settimo posto insieme a Fiorentina, Lazio, Udinese a 9 punti dalla capolista Juventus che vincerà lo scudetto. Tabarez allenerà di nuovo il Cagliari nel 1999 e verrà esonerato alla quarta giornata dopo 3 sconfitte e un pareggio. Questo innanzitutto, al di là della forza dell’Uruguay, che nel 2010 era arrivato terzo nel Mondiale del Sudafrica, è uno spunto di riflessione. Al di là dell’ingiusta espulsione di Marchisio, l’Italia non ha quasi tirato in porta nelle ultime due partite. Altro punto è non avere portato in Brasile l’unico vero fuoriclasse italiano attuale: Giuseppe Rossi, che altri allenatori avrebbero voluto avere nelle loro squadre anche con le stampelle. Infine, scelte di formazione e di tattica completamente sbagliate, come se Prandelli fosse in preda alla confusione più tremenda, la stessa che ebbe Marcello Lippi nel 2010 in Sudafrica. Allenatori confusi, giocatori deboli e indolenti, la nostra Nazionale è stata ed è il quadro dell’Italia odierna.
Lasciando da parte, erano altri tempi, la nazionale di Vittorio Pozzo che prima di scendere faceva ascoltare ai giocatori la “Leggenda del Piave” per incitarli, nel 1982 in Spagna chi non ricorda la grinta di Gentile e Tardelli, la determinazione di Rossi, la volontà di Conti e la sicurezza di Zoff, nel 2006 in Germania l’eroismo di Cannavaro, la dedizione di Pirlo (forse uno dei pochi che adesso si salva), l’impegno di Zambrotta e di Grosso. Ma anche nel 1970, 1978, 1990 e 1994, dove ci si fermò in finale e in semifinale si ricorda la grinta di Domenghini, Bettega, Schillaci, Baggio, Baresi. Erano anni che la nostra Nazionale non aveva questa mentalità perdente e rassegnata, come era accaduto solo nei Mondiali vicini al dopoguerra dal 1950 al 1962. Nel 1966 e nel 1974 ci fece uscire la presunzione. Adesso non c’è stata presunzione ma solo inadeguatezza, superficialità, poco impegno, indolenza. Specchio fedele di questa Italia che non crede più a nulla, dove ognuno pensa a se stesso perdendo di vista l’interesse comune. Non a caso nel mondiale del 1982, vinto con molto più merito di quello del 2006, allo stadio a tifare Italia c’era il Presidente più amato di sempre: Sandro Pertini.
Era l’Italia che di lì a pochi mesi avrebbe scalato tutte le classifiche mondiali per diventare una delle nazioni più ricche, rispettate e importanti del mondo. Alla luce di questo, oggi, nel 2014, non potevamo aspettarci di più da questa squadra e da questi giocatori, in troppi non all’altezza della situazione a alcuni perfino indegni della maglia azzurra. Adesso abbiamo davanti quattro anni non solo per tentare la nuova avventura di un Mondiale di Calcio, questa volta in Russia, ma per arrivarci con alle spalle una Nazione forte, seria, ricca e rispettata.
A quel punto non ci sarebbe Costarica, Uruguay e neppure Brasile che tenga.
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