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Secondo il rapporto di Legambiente nel 2013 costruiti 26mila immobili illegali. Calabria e Sicilia in testa
In Italia è fuorilegge una nuova casa su 10
Una demolizione all'Oasi del Simento alla presenza del sindaco Bianco
Legambiente ha recentemente presentato il rapporto “Sempre nuovi alibi per l'illegalità” nel quale si dice che 2013 costruiti 26mila immobili illegali: in pratica è fuorilegge una nuova casa su 10. Campania e Sicilia in testa.
Nel 2013, secondo la stima del Cresme, in barba alla crisi economica che ha colpito duramente il settore edile, sarebbero stati costruiti 26mila immobili illegali, tra ampliamenti e nuove costruzioni: oltre il 13% del totale delle nuove costruzioni.
Significa che grosso modo una nuova casa su dieci di quelle sorte nell’ultimo anno è fuorilegge.
La filiere del cemento illegale
L’abusivismo edilizio, oltre a sfregiare il paesaggio, alimenta una vera e propria filiera del cemento illegale (dalle cave, agli impianti di calcestruzzo, fino alle imprese edili), quindi a prezzo ridotto per il committente. Tutto è pagato in nero - i materiali, la manodopera, zero spese alla voce sicurezza del cantiere - e arricchisce in molti territori le casse dei clan.
Nel settore è molto forte anche la connivenza delle pubbliche amministrazioni con la criminalità organizzata - si legge ancora nella nota dell’ufficio stampa di Legambiente -. L’analisi dei decreti di scioglimento delle amministrazioni locali condizionate dalla mafia restituisce un dato inequivocabile: l’81% dei Comuni sciolti in Campania dal 1991 a oggi, vede tra le motivazioni un diffuso abusivismo edilizio, casi ripetuti di speculazione immobiliare, pratiche di demolizione inevase.
Campania e Sicilia le regioni
con più illegalità
Proprio la Campania, con i suoi 175mila immobili abusivi, è la regione che vanta il primato nazionale per numero di reati legati al ciclo del cemento illegale nel 2012, con 875 infrazioni accertate dalle Forze dell’ordine nel 2012, il 13,9% del totale nazionale. Napoli è la prima provincia d’Italia, con 305 infrazioni accertate (il 4,8% del totale nazionale), seguita da Salerno, con 267 (il 4,2%). Una delle zone più colpite è il litorale Domitio-Flegreo. Il fenomeno è così vasto che non ha risparmiato nemmeno l’area archeologica di Pompei, dove nel gennaio del 2013 i carabinieri hanno scoperto 3 villette tirate su senza autorizzazione proprio a ridosso degli scavi. E poi c’è Ischia che, con oltre 600 immobili colpiti da ordine di demolizione determinato da sentenza definitiva, è il simbolo indiscusso del cemento selvaggio. È la Sicilia, invece, a guidare la classifica 2013 dell’abusivismo edilizio nelle aree demaniali costiere, con 476 illeciti, 725 persone denunciate e 286 sequestri. Nella regione, ci sono sempre state enormi difficoltà ad applicare la legge che prevede l'acquisizione e la successiva demolizione degli immobili: sono ancora in piedi le circa 5mila case costruite sulla spiagge di Castelvetrano-Selinunte e di Campobello di Mazara (solo una piccola parte delle circa 50mila stimate su tutte le coste siciliane), le 560 case nella zona di massima tutela della Valle dei Templi, le oltre 400 della Riserva della Foce del Simeto a Catania, i circa 360 immobili di Pizzo Sella, la famigerata “collina del disonore” a Palermo, di cui 300 sono scheletri.
Le promesse di sanatoria
Accanto alle promesse di sanatoria, il nuovo cemento illegale può contare su un altro “incentivo” micidiale: la quasi matematica certezza che l’immobile abusivo non verrà abbattuto. Il rapporto tra ordinanze ed esecuzioni è bassissimo: le demolizioni superano di poco il 10%. La città con il maggior numero di ordinanze di demolizione emesse è Napoli, con 16.837 provvedimenti, che però riesce a portarne a termine solo 710, pari al 4%. Altra situazione anomala, che concorre a rafforzare l’idea che avere costruito una casa illegale in fondo non è così rilevante, riguarda i condoni dimenticati, ossia tutte quelle pratiche di condono edilizio giacenti negli uffici tecnici dei Comuni italiani in attesa di essere esaminate. Sommando i tre condoni (1983, 1994 e 2003) nei capoluoghi di provincia italiani sono state depositate 2.040.544 domande di sanatoria. Di queste, il 41,3% risulta ancora oggi inevaso. In questo modo sono proposte sul mercato immobiliare, per essere affittate o, addirittura, vendute case che potrebbero, invece, essere destinate all’abbattimento.
Nel 2013 gli interventi di demolizione edilizia censiti da Legambiente sono 12. Nella quasi totalità dei casi, si tratta di abitazioni private, di ville costruite in riva al mare, ma anche in alcuni casi significativi nelle zone interne, ad esempio nei parchi e nelle aree protette. Molto spesso i sindaci che non demoliscono si trincerano dietro l’alibi economico: la mancanza di denaro per fare fronte alle spese di abbattimento viene posta come prima motivazione per giustificare l’inerzia della pubblica amministrazione. Ma, a dispetto dei proclami, abbattere non ha costi eccessivi. Soprattutto, bisogna ricordare che la legge parla chiaro: la demolizione deve avvenire a opera del proprietario dell’immobile.
La campagna di Legambiente
Per restituire al Paese i luoghi violati, eliminando manufatti che molto spesso sono rimasti delle incompiute, desolanti scheletri in cemento che da decenni sfregiano il paesaggio agricolo, alberghi e villaggi turistici illegali a picco sul mare, decine di migliaia di villette che hanno cancellato le spiagge più belle, Legambiente ha dato vita alla campagna Abbatti l’abuso (www.Legambiente.it/abbattilabuso) a cui hanno aderito Il Consiglio nazionale dei Geologi, il Consiglio nazionale degli Architetti, Libera e Avviso Pubblico.
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