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Un decreto della Regione individa 23 opere non “prestabili” eppure in Sicilia le vedono in pochi

I beni siciliani non si muovono dall’isola

Scoppia la polemica con gli americani: “Da noi le vedono in migliaia”

L'Auriga di Mozia
L'Auriga di Mozia

L'idea è quella di evitare che le opere d'arte più importanti della Sicilia restino nell'isola. Lo hanno più volte ribadito il presidente della Regione Rosario Crocetta e l'assessore ai Beni Culturali Mariarita Sgarlata. L'obiettivo è quindi quello di creare un lista di 23 opere "inamovibili" che sarebbero quelle più importanti che si trovano in Sicilia: l'Auriga di Mozia, la Metope di Selinunte, l’Ariete in bronzo del Salinas di Palermo, l’Annunziata di Antonello da Messina, la Phiale Aurea di Caltavuturo, la Dea di Morgantina di Aidone, il Satiro Danzante di Mazara del Vallo e il Trionfo della morte di palazzo Abatellis. Per le altre opere si stilerebbe una sorta di tariffario in base alle modalità del prestito.

Le regole dei prestiti delle opere d’arte

Eppure la prassi di "prestare" ad altri, all'estero o nello stesso territorio nazionale, le opere d'arte è da sempre consolidata in Italia. Ogni anno, infatti, le mostre organizzate in Italia per le quali si chiede l'autorizzazione al prestito delle opere ai sensi dell'art. 48 del Codice dei beni culturali sono circa 800. Un decreto ministeriale del 29 gennaio 2008, ministro dell'epoca era Francesco Rutelli, recepisce i criteri, le procedure e le modalità per il rilascio dell'autorizzazione al prestito delle opere d'arte. Tali criteri furono stilati da una commissione di “saggi”, che a loro volta hanno accolto il documento Icom "Mostre-spettacolo e musei: i pericoli di una monocultura e il rischio di cancellare le diversità culturali" che si pronuncia chiaramente a favore di una deontologia dei prestiti.

Sicilia Regione Autonoma e il Decreto 1771

La Regione Siciliana gestisce autonomamente i Beni culturali e quindi le autorizzazioni al prestito vengono concesse dall'assessorato competente, recependo la normativa nazionale. La materia è normata a livello regionale dal "Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio" ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, Testo coordinato e integrato dai decreti legislativi n. 42 del 22 gennaio 2004, n. 156 e n. 157 del 24 marzo 2006.
Quindi, tornando al decreto assessoriale del 2013, il 1771 emanato per l'esattezza il 27 giugno 2013, determina che «È vietata l'uscita dal territorio della Regione dei beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica sezione, di un museo, pinacoteca, galleria, archivio o biblioteca, o di una collezione artistica o bibliografica, oltre che dei beni suscettibili di subire danni nel trasporto o nella permanenza in condizioni ambientali sfavorevoli».

Le opere non “prestabili”

In particolare viene vietata l'uscita, anche temporanea, di 23 beni «costituenti testimonianza essenziale delle antiche civiltà e risorsa essenziali delle azioni di valorizzazione del patrimonio culturale in Sicilia». Questi sono: Metope da Selinunte (Museo Archeologico Regionale "A. Salinas" di Palermo), Ariete in bronzo (Museo Archeologico Regionale "A. Salinas" di Palermo), Efebo (Museo Archeologico Regionale "P. Griffo" di Agrigento), Cratere "Achille e Pentiselea" (Museo Archeologico Regionale "P. Griffo" di Agrigento), Vaso con deposizione di Patroclo (Museo Archeologico Regionale "P. Griffo" di Agrigento), Lampada pensile di Matteo Bavera (Museo Regionale "A. Pepoli" di Trapani), Venere Landolina (Museo Archeologico Regionale "P. Orsi" di Siracusa), Kourotrophos da Megara (Museo Archeologico Regionale "P. Orsi" di Siracusa), Vaso Alhambra (Galleria Regionale di Palazzo Abatellis di Palermo), Annunziata di Antonello da Messina (Galleria Regionale di Palazzo Abatellis di Palermo), Trionfo della Morte di Ignoto (Galleria Regionale di Palazzo Abatellis di Palermo), Busto di Eleonora d'Aragona di Francesco Laurana (Galleria Regionale di Palazzo Abatellis di Palermo), Annunciazione di Antonello da Messina (Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa), Adorazione dei Pastori di Caravaggio (Museo Regionale "Maria Accascina" di Messina), Resurrezione di Lazzaro di Caravaggio (Museo Regionale "Maria Accascina" di Messina), Polittico di San Gregorio di Antonello da Messina (Museo Regionale "Maria Accascina" di Messina), Phiale di Caltavuturo (Museo Archeologico Regionale di Himera), Arula fittile con figura di Gorgone, (Soprintendenza Ben Culturali e Architettonici di Caltanissetta), Satiro Danzante (Museo del Satiro a Mazara del Vallo), Auriga di Mozia (Museo "G. Whitaker" di Mozia), Argenti di Morgantina (Museo Archeologico Regionale di Aidone), Dea (Venere) di Morgantina (Museo Archeologico Regionale di Aidone). Il decreto prevede però che possono essere prese in considerazioni eventuali deroghe «previo parere della Giunta di Governo, solo per eccezionali e straordinari motivi di valorizzazione» dei 23 beni «legati al consistente miglioramento del loro stato conservativo o alla realizzazione di risorse economiche che lo consentano».

Un tariffario per le altre opere

Per quanto riguarda eventuali, altri beni, la loro uscita temporanea «potrà essere autorizzata solo nel caso di individuazione dei beni stessi quale oggetto di rilevanti manifestazioni, mostre o esposizioni d’arte, di cui sia accertato, nel rispetto delle procedure di legge, l’alto profilo sociale e culturale dell’evento nonché le sue positive ricadute, anche di tipo economico, sulla valorizzazione del ben esposto e sull’incremento delle risorse da destinare alla tutela del patrimonio culturale siciliano».
Non solo, ma la Regione intende avere un guadagno immediato e diretto dall’eventuale prestito delle opere.
Il costo di un affitto sarà basato su una tariffa da calcolarsi in via generale sulla base dello 0,50% del valore assicurativo dell’opera «attribuito insindacabilmente dall’istituto prestatore». La Regione si riserva però di applicare anche tariffe superiori allo 0,50% per le opere di particolare valore mentre «la tariffa da corrispondere non potrà in ogni caso essere inferiore a 1.000 euro per ogni opera prestata.

Le polemiche

È stato il New York Times a sollevare la questione con riferimento preciso al prestito dell’Auriga. Il quotidiano americano contesta alla Regione siciliana che l’introduzione di queste nuove regole metterebbe in discussione gli accordi che hanno consentito il rientro nell’isola di alcune opere importanti (l’Auriga, i dipinti di Caravaggio e Antonello, gli Argenti di Morgantina).
Gli americani, e non solo loro, hanno fatto notare che nei grandi musei internazionali le opere siciliane vengono viste da centinaia di migliaia di persone e così concorrono meglio a promuovere l’immagine dell’isola. Invece, nel 2012, i visitatori del Museo di Aidone che ospita la Dea di Morgantina sono stati appena 13.000. Un solo esempio per capire che c’è qualcosa che non va. Il Museo Archeologico di Bolzano che ha come attrazione Otzi, la mummia di Similaun, riceve oltre 250.000 visitatori l’anno.

La difesa dell’assessore Sgarlata

L’assessore regionale ai Beni Culturali e all'Identità siciliana, Mariarita Sgarlata, si difende dalle accuse precisando: «Il decreto non è né oscurantista né protezionista».
«Quando grandi istituzioni museali come il Metropolitan o il Cleveland Museum o il Louvre – spiega Sgarlata - prestano uno dei loro capolavori, depauperano in modo tutto sommato trascurabile il loro potere attrattivo. In Sicilia la situazione è profondamente diversa poiché il nostro patrimonio artistico è diffuso in tutto il territorio dell'isola, e opere come l'Auriga di Mozia o il Satiro di Mazara costituiscono il principale elemento di attrazione dei loro territori».
«E poi non è vero che si chiudono le frontiere - conclude -, la Sicilia non è chiusa agli scambi di opere: gli scambi sono i benvenuti, purché ben ponderati e basati sul principio di piena e autentica reciprocità».
Eppure questo divieto arriva in un momento particolare, quello di preparazione all’Expo del 2015 per il quale la Regione ha a disposizione 55 milioni di euro per adeguare la sua rete museale.
Sarebbe sbagliato pensare che nel frattempo le nostre opere d’arte potrebbero essere prestate a fronte di un compenso e di visibilità? Magari anche in vista di prestiti o scambi futuri con altri musei e nazioni.

Pubblicato in Attualità il 21/02/2014 Scarica il pdf


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