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Si è spento dopo dieci anni trascorsi a letto paralizzato

L’addio commosso a Salvatore Crisafulli

Salvatore Crisafulli
Salvatore Crisafulli

Sabato scorso si è celebrato il funerale di Salvatore Crisafulli. Una folla di amici e parenti hanno affollato la cattedrale in piazza Duomo a Catania, per dare l’ultimo saluto a Salvatore. dieci anni di calvario per lui e per la sua famiglia. Era diventato un essere simbolo sella sofferenza a causa di un incidente occorso circa 10 anni fa. Il danno cerebrale lo ha inchiodato a letto per tutto questo tempo. La sua storia, nel tempo, è stata resa nota su molti quotidiani.
«Aldilà della sofferenza Salvatore ci ha trasmesso qualcosa di più: l’amore e l’unione familiare, tutti per lui, lui per tutti – ha detto nell’omelia il canonico don Giuseppe Maieli – l’amore e la fede che aiutano a sperare in una vita migliore ed ha aggiunto, tra l’altro, abbiamo seguito da vicino le molteplici battaglie per la vita di salvatore, persino lo sciopero della fame – sottolineando - e quando era vicino ad un provvedimento legislativo per avere le cure che lo avrebbero migliorato, non ce la fatta».
«Così svanisce la speranza, come a togliere l’incomodo a quanti si opponevano a rilasciare l’autorizzazione ad una cura efficace – ha detto nel suo discorso il fratello Pietro – (il trapianto di cellule staminali) che lo avrebbero riportato a vivere la sua dignità umana e cristiana. Dopo il saluto ed il ringraziamento a tutti i presenti e amici, vicini e lontani, Pietro ha tracciato le numerose battaglie di Salvatore e ha letto alcuni brani dal libro che egli stesso ha scritto ricordando tutti i percorsi della sua malattia, persino i nomi dei dottori che lo avevano in cura. La sua malattia: Loked-in (chiuso dentro) così era la sua diagnosi. Egli sentiva e capiva (per i dottori, coma irreversibile) ma non poteva muovere nessun muscolo tranne che, soltanto dopo ben sette anni, comincia a muovere le palpebre, con le quali gesta poteva acconsentire o negare, riuscendo per mezzo di un sofisticato computer, persino a scrivere la sua storia».
«Salvatore non c’è più - conclude Pietro – e di Salvatore rimane il dolore e l’amaro in bocca, ma anche il simbolo della speranza per altre vite che come lui non devono arrendersi, la nostra Associazione, Sicilia risvegli Onlus, vanta 50 aderenti a Catania e 250 in Sicilia in stato comatoso, saprà condurre le sue battaglie a nome ed in memoria di Salvatore».

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