Il nuovo film di Antonio Albanese descrive un politico impossibile… ma non troppo

Qualunquemente, la satira del disincanto

Antonio Albanese e il suo personaggio Cetto La Qualunque approdano sul grande schermo con il film "Qualunquemente". Dalla regia di Giulio Manfredonia viene fuori un film molto realistico che rispecchia la classe politica italiana tout court. Un film che probabilmente non scandalizzerà il pubblico perché rispecchia magistralmente una realtà di cui ridere, per un attimo. Dopo un periodo di latitanza all'estero il protagonista torna in Calabria per combattere un male incurabile che negli anni della sua assenza ha colpito la regione: la legalità si è fatta strada ed è necessario combatterla! Così a Cetto, imprenditore di professione, non rimane che candidarsi alle elezioni politiche e muovere la sua campagna elettorale su degli slogan abbastanza particolari e surreali (in apparenza): "basta con la giustizia" e il vecchio motto del personaggio di Albanese "Cchiù pilu pe' tutti". Motti che forse anni addietro quando nacque il personaggio di Cetto La Qualunque avrebbero potuto divertire il pubblico, ma che adesso fanno scaturire una risata isterica, dettata dalla mancanza di ironia e velata dalla consapevolezza del realismo che ci sta dietro. Qualunquista, menefreghista, ignorante, volgare, disonesto, corrotto, bigamo, che sceglie le "assessore" in base al loro aspetto fisico, è questo il personaggio intorno a cui ruota il film. Un riferimento diretto alla classe dirigente del Belpaese e alla cronaca recente, ma a detta di Albanese non c'è nessuna associazione diretta con la figura del premier Berlusconi, e anzi incalza affermando che a suo dire rispetto a tanti politici veri il suo Cetto La Qualunque oggi è un moderato! Il film forse non è nient'altro che un modo per rileggere la situazione politica italiana attuale sotto la lente d'ingrandimento. Più che una pellicola di satira si tratta però di denuncia pura, anche se probabilmente è arrivato tardi, perché più niente scandalizza gli italiani!

di Florinda Perrotta. Pubblicato in Spettacolo il 28/01/2011 Scarica il pdf