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La vicende della Crimea mettono a rischio gli equilibri internazionali

Torna la Cortina di Ferro

Ma questa volta l'opposizione è tra Russia ed Europa

L'Ucraina e la Crimea
L'Ucraina e la Crimea

Noi italiani conosciamo bene la Crimea per le vicende risorgimentali. Camillo Cavour utilizzò la guerra che scoppiò nel 1853 in quell'area tra russi e turchi per unirsi ai loro alleati, inglesi e francese, per dare visibilità al piccolo Piemonte in Europa. La retorica del Risorgimenti ci ha raccontato attraverso i libri di storia le eroiche gesta dei soldati piemontesi comandati dal generale Alfonso La Marmora in particolare nella battaglia sul fiume Cernaia. In realtà i morti in battaglia furono neppure una ventina mentre quelli provocati dal colera furono almeno 1.300. L'operazione politica però riuscì benissimo, tant'è che alla fine del conflitto, vinto dagli alleati, alla conferenza di pace di Parigi nel 1856, Cavour nel suo intervento parlò del «grido di dolore» che si levava da tante parti d'Italia, attirando per la prima volta l’attenzione dell’Europa alla Questione italiana come legittimo problema di popolo. Questo portò alla Seconda Guerra di Indipendenza, alla Spedizione dei Mille e all'Unità Nazionale del 1861.
Lasciando da parte queste reminiscenze scolastiche il problema attuale della Crimea e diventato sul serio scottante. La penisola del Mar Nero è stata spesso al centro di controversie che spesso sono sfociate in conflitti. Abbiamo ricordato la Guerra del 1853/56 ma le cose non andarono meglio neppure negli anni successivi. La Crimea era infatti abitata in gran parte dai tatari che non hanno mai avuto buoni rapporti con i russi. Furono perseguitati e costretti alla diaspora dopo il 1856 e durante la Rivoluzione di Ottobre si schierarono con l'Armata Bianca che si contrapponeva all'Armata Rossa dei comunisti. Vinsero, come si sa, questi ultimi ma al momento i tatari se la passarono liscia. Cosa che non si ripetè dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale durante la quale i Tatari si schierarono a fianco dei tedeschi con la "Wolgatatarische Legion". Stalin si vendicò con una deportazione di massa che causò la morte di circa metà della popolazione, si stima almeno 100.000 tra uomini, donne e bambini. Nel 1954 Nikita Kruscev "donò" la Crimea, che aveva sempre fatto parte della Russia, all'Ucraina per commemorare il 300º anniversario del trattato di Perejaslav tra i cosacchi ucraini e la Russia. La decisione non fu accolta bene dai russi che ormai vi risiedevano da anni. Nel 1967 vi tornarono anche i tatari dopo la loro riabilitazione. A Sebastopoli, infine, c'è la base della flotta russa del Mediterraneo. Come si può vedere, la storia in Crimea ha ingarbugliato abbastanza bene le cose, creando una miscela esplosiva. Russi, ucraini, tatari ma anche armeni, polacchi e greci e persino italiani (una grossa comunità si trova a Kerc frutto di un flusso migratorio proveniente dalla Puglia nella prima metà dell'Ottocento). Adesso la Crimea vuole rientrare nella "Casa Russia" a scapito dell'Ucraina e del suo nuovo governo che invece di guardare a Mosca guarda adesso verso Bruxelles e l'Unione europea. Il referendum che ha sancito questo ritorno, a detta di tutti gli esperti è assolutamente illegale e quindi non c'è dubbio che siamo di fronte ad un atto di forza da parte della Russia. Un atto al quale l'Unione europea non riesce a dare una risposta adeguata dimostrando ancora una volta la sua irrilevanza politica. Gli Stati Uniti hanno criticato ma poi hanno fatto poco più di nulla. Non hanno interessi nell'area e non intendono ficcarsi in questioni complicate e potenzialmente pericolose. E poi, forse il loro interesse è sempre quello di avere un'Europa debole e dipendente. In fondo la Russia, come l'Unione Sovietica, è pur sempre il nemico di sempre e gli americani quasi quasi sono contenti di averlo ritrovato. Cento a uno che la Crimea, senza danni a cose e persone, diventerà russa, gli americani resteranno indifferenti, come del resto lo sono già Cina e Giappone, e l'Europa prenderà un nuova batosta politica e diplomatica proprio alla vigilia delle elezioni per rinnovare il parlamento di Bruxelles.

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