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Cambia la politica italiana?
«Renzi piace perché è giovane e sprizza energia: è diverso da quelli che ci sono stati prima»
Il Presidente Giorgio Napolitano con Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri nel corso del Giuramento (foto tratta dal sito Internet del Quirinale)
L’abbraccio tra Enrico Letta e Pierluigi Bersani in Parlamento, il giorno della fiducia, al nuovo Governo guidato da Matteo Renzi è stato significativo del cambiamento che sta avvenendo nella politica italiana. Sembrano essere infatti saltati tutti gli schemi e forse era la cosa migliore che potesse capitare in questo momento di grande difficoltà. Certo il cammino è ancora lungo e irto di difficoltà. L’esempio migliore è data dalla “quasi gaffe” del sottosegretario alla Presidenza, Graziano Del Rio, quando ha parlato della tassazione dei Bot. Ma intanto si va avanti. E ci sono, a quanto sembra, anche le condizioni per farlo bene. Claudio Costamagna, ex banchiere e attuale presidente di Impregilo, nella trasmissione in “Mezz’ora” di Lucia Annunziata su Rai Te, domenica scorsa ha testualmente detto: «Ai mercati piace Renzi perché è giovane e sprizza energia e perché è diverso da quelli che ci sono stati prima, e parla bene. Sul merito non è ancora possibile giudicarlo, è li da una settimana.
Ai mercati che Renzi sia andato Palazzo Chigi senza che sia passato per elezioni, non interessa». Considerata la levatura economica e finanziaria di colui che ha detto queste parole, la cosa assume una certa importanza. Che assume ancora più forza quando lo stesso Costamagna recita il “de profundis politico” a Silvio Berlusconi di cui i mercati temono un rientro: «Un personaggio talmente anomalo nello scenario politico internazionale. Quello che avrebbe potuto fare e non ha fatto ha minato la sua credibilità internazionale».
Quindi Renzi tutto rose e fiori? Certamente no. Ma nel panorama politico italiano di questi tempi meschini è una grossa novità positiva. Adesso è da vedere se riuscirà a realizzare quanto annunciato, anche se non proprio nei tempi contingentati che si è ripromesso.
Un altro fattore positivo è la normalizzazione verso cui il quadro politico nazionale si è avviato. Il Pd, dopo tanti tentennamenti, e checché ne dica Giuseppe Fioroni, ha finalmente aderito al Pse. Casini, Alfano e amici, si stanno avviando alla costruzione di un partito in linea con i Popolari europei, lontani dal populismo berlusconiano e dalle derive pseudo di destra degli ex missini. Forse questo è il passo più deciso mai fatto in Italia verso un vero bipolarismo di stampo europeo. Forse non si giungerà mai ad un bipartitismo compiuto ma questa situazione sarebbe già un notevole passo avanti nella giusta direzione della governabilità e quindi della dialettica politica. Chi vince governa per 5 anni e gli altri fanno giusta opposizione. Adesso aspettiamo le riforme a cominciare dalla nuova legge elettorale. Sarà il primo banco di prova per questo Governo, nato come sempre tra le polemiche, con molti “troppi” raccomandati com’è purtroppo nell’italico stile ma che potrebbe giovarsi di una congiuntura positiva che li porterebbe a poter fare. Quel fare e non fare che sta sgretolando il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, checché ne dicano fondatore e guru, proprio perché ha scelto di non fare, di porsi in maniera critica, a prescindere, contro tutto e tutti.
Se i grillini avevano vinto lo streaming con Bersani e pareggiato quello con Letta, Grillo stesso lo ha perduto contro Renzi. Chi ha il 25% circa dei consensi, degli italiani deve necessariamente fare qualcosa e non puntare solo a demolire per poi pensare di riedificare sulle rovine. Questo lo può fare chi ha tanti soldi o chi non ne ha per nulla. Ma chi, ogni giorno, deve sacrificarsi per mantenere quel poco che possiede non ha certo voglia di mandare all’aria i sacrifici di una vita. Grillo, da comico milionario, e la maggior parte dei suoi seguaci, molti dei quali non erano proprio al centro delle dinamiche sociali, questo proprio non riescono a capirlo. Dire cose e giuste ma scontate non basta. Bisogna fare e fare bene. Diceva il grande Sandro Pertini: «I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, coerenza e altruismo». Ma soprattutto di fatti.
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