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Il teatro siciliano scosso da un terremoto giudiziario

Province, si torna al voto?


Entro oggi, venerdì 14, l’Assemblea Regionale Siciliana deve approvare la legge sui Liberi Consorzi dei Comuni altrimenti nella prossima primavera si dovrà tornare al voto per le elezioni provinciali. Secondo il presidente della Commissione Attività Produttive, Bruno Marziano, la scadenza potrebbe protrarsi fino al 20 febbraio ma non nasconde un certo pessimismo. Infatti, mentre la maggioranza che sostiene il presidente Rosario Crocetta non è compatta sulla nuova legge; il centrodestra, che si sta ricompattando attorno al neonato nucleo di Forza Italia, ritiene che mantenendo l’istituto della Provincia regionale si metta in atto un risparmio più significativo rispetto ai Consorzi. Le perplessità più significative nella maggioranza sono quelle avanzate dal ministro Udc della Funzione Pubblica, Gianpiero D’Alia, che ha avanzato la richiesta di ritirare la legge e riscriverla con alcune sostanziali modifiche. La sorte della legge sembra quindi essere segnata. Scaduti i termini si dovrà vedere se inviare nuovi commissari in attesa di una nuova legge oppure tornare al voto. L’impressione è che quelli che vogliono votare siano la maggioranza e che, alla fine, la spunteranno loro. Sarebbe una triste fine per uno dei punti salienti del programma di riforme del presidente Crocetta.
Le brutte notizie non si fermano qui. Il teatro siciliano? Un quadro desolante hanno sentenziato in molti. dopo quello che è emerso dalle indagini del nucleo di Polizia Tributaria delle Guardia di Finanza di Palermo. Sono state verificate 91 istituzioni culturali finanziate dalla Regione e in 72 di queste sono state individuate «irregolarità quali falsificazioni documentali, messa in scena di spettacoli “fantasma”, attestazioni mendaci, costi dichiarati ma mai effettivamente sostenuti, contributi previdenziali non versati, uso di fatture false nell'ambito degli interventi di sostegno delle attività teatrali per l'anno 2008» percependo «contributi regionali per 2 milioni e 300 mila euro». Eppure sappiamo tutti benissimo che le compagnie teatrali siciliane lavorano molto, bene e con grandi difficoltà economiche. Togliendo qualche ente importante, tutte soffrono per mancanza di fondi al punto che oggi non si vive più di solo teatro: né attori né registi. Gli unici che lo possono fare sono quelli lautamente sovvenzionati dal settore pubblico e ben sappiamo tutti con quali regole e modalità. Quindi, senza volere entrare nel merito, aspettando tutti con fiducia i risultati finali delle indagini e le decisioni dei giudici, suscita veramente emozione e sorpresa quanto sia successo. L’importante adesso è non demonizzare indifferenziatamente uno dei più importanti comparti della cultura siciliana. Questa volta, come non mai, prima di gridare “al mostro” e di sbatterlo in prima pagina, vediamo bene di cosa si tratta.

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