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Respinta la mozione di sfiducia dei grillini

Crocetta resiste

Rosario Crocetta
Rosario Crocetta

Il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta ha superato la prova in aula sulla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle. Pur soddisfatto del risultato Crocetta non è apparso felice di quanto sia accaduto: "Ritengo comunque dolorosa questa giornata – ha detto alla fine -. Credo che abbiamo il dovere di governare e di non fuggire dalle nostre responsabilità. Siamo in una fase non facile della vita economica siciliana e italiana. Bisogna dare un impulso all'azione amministrativa, dalla semplificazione alle città metropolitane. Prendo atto che di fronte all'ennesima apertura del governo, ci hanno risposto con l'ennesima chiusura».
L’Ars, nella seduta di martedì scorso, l’ha infatti nettamente respinta. I contrari sono stati 46, i favoreli favorevoli 31 e 13 erano i deputati assenti. Nel dettaglio: hanno votato contro la mozione i gruppi del Partito Democratico, dell'Udc, di Articolo 4 e dei. Tra questi c'erano 6 assenti: Franco Rinaldi (Pd), Bruno Marziano (Pd), Giovanni Panepinto (Pd), Pippo Digiacomo (Pd), Paolo Ruggirello (Art.4), Marco Forzese (Drs). Favorevoli i 14 "grillini" e 17 deputati dei gruppi di opposizione (Pdl, Pid, Pds-Mpa, Lista Musumeci). Tra loro c'erano 5 assenti: Toti Lombardo (Pds-Mpa), Giuseppe Federico (Pds-Mpa), Dino Fiorenza (Pds-Mpa), Santi Formica (Lista Musumeci) e Mimmo Milazzo (Pdl). Assenti anche Riccardo Savona e Girolamo Fazio, entrambi del Gruppo Misto. Crocetta, quindi, conferma di avere una maggiranza solida in assemblea visto che ai 46 voti che lo hanno sostenuto può contare su quelli degli assenti. Un incoraggiamento se non fosse che il clima adesso è ancor meno sereno di quanto lo fosse prima.
Il risultato è maturato in aula dopo un dibattito lungo, articolato e dai toni durissimi quasi roventi. Le accuse reciproche, anche gravi, non sono mancate. Da una parte e dall’altra non si sono lesinati i colpi. Una situazione complessa ma che, alla fine, fa emergere una serie di punti a favore di Crocetta. Il primo, chiaramente, è quello di avere superato brillantemente la mozione di sfiducia. Il secondo di avere nuovamente rintuzzato l’attacco del capo (presunto) dell’opposizione, Nello Musumeci, che sa di poter contare per metterla in atto solo su pochissimi deputati. Infatti, il Pdl, pur avendo con alcuni suoi parlamentarti votato favorevolmente, ha mantenuto un basso profilo nell’attacco al presidente. Significative le parole di Giuseppe Milazzo: « Non siamo qui per sfiduciare il governo Crocetta. Ma siamo qui per capire se dobbiamo seguire o meno il Movimento cinque stelle nella loro campagna mediatica. Una mozione che produrrà solo un autogol: verrà certificato che questo governo ha la fiducia in Aula. E' un suicidio. Io avrei proposto, semmai, “facciamoli cucinare”. Lei, presidente Crocetta, non deve illudere l'Assemblea, invece di prendere da parte i deputati al bar, creando poi qui comportamenti ambigui. Sarebbe più dignitoso se lei ci trattasse semplicemente come opposizione. Io non voterò la mozione del Movimento cinque stelle, lo stesso partito che a Roma voterà la decadenza di Silvio Berlusconi».
Crocetta, ad inizio del dibattito, aveva detto: «Mi offrirò con umiltà al Parlamento». Umiltà cristiana, forse? Si, perché corre voce da qualche giorno a questa parte che in fondo Il Megafono non sia affatto un movimento, lista, o in qualsiasi modo si voglia chiamare, di sinistra bensì di centro e cristiano per giunta. In un’Italia in cui ai due ex democristiani, Enrico Letta e Angelino Alfano, a quali si sta per aggiungere un altro, cioé Matteo Renzi, quale collocazione può essere migliore? Non solo per resistere alle mozioni di sfiducia, ma per governare meglio e persino crescere. Fantapolitica o realpolitik?

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