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Censurata ancora una volta l’opera d’arte di Francesco Messina in piazza V. Emanuele

Il Cavallo con le mutande e con i veli

La statua nuovamente censurata
La statua nuovamente censurata

A Catania la storia delle mutande del cavallo di bronzo è ormai un'esilarante narrazione leggendaria che rientra a pieno titolo nel bagaglio folkloristico della città. Ogni catanese che si rispetti non può infatti non ricordare quel fatidico 16 luglio 2002, giorno delle celebrazioni della Madonna del Carmelo, in cui, nel mistero più assoluto, una sorta di mutanda ferrata cinse le pudende del cavallo di bronzo sito al centro di Piazza Vittorio Emanuele (per i catanesi Piazza Umberto). Per chi non lo sapesse l'equino in questione, ossia lo “Stallone ferito”, è una nota scultura scolpita da Francesco Messina, artista di origini catanesi e celebrato in tutto il mondo con opere sparse nei più prestigiosi musei di città come Oslo, Berna, Zurigo, Parigi, Barcellona, Berlino, Buenos Aires, Vienna, Washington, Tokio e molte altre. Lo stesso artista che scolpì il più noto cavallo gemello, noto come “Cavallo morente”, esposto a Roma in viale Mazzini, presso la sede Rai. Lo Stallone ferito di Piazza Vittorio Emanuele è dunque un'opera di elevatissimo pregio e valore. Evidentemente poco noto all'infervorato mutandatore che, preso com'era dalla propria missione purificatrice, non si rese conto di recare un danno per cui si rese necessario un restauro. Pochi giorni dopo il colpevole, un dipendente comunale, fu smascherato e tra le lacrime confessò di aver compiuto il devoto gesto perché non poteva permettere che le vergogne in bella vista dell'equino offendessero il simulacro della Madonna del Carmelo, in transito davanti la statua durante la consueta processione.
Un secondo tentativo di santa e devotissima censura risale ai giorni natalizi dello scorso dicembre, quando un nuovo crociato della Catania perbene benpensò di coprire nuovamente il fallo del cavallo con dell'argentea carta stagnola, aggiungendo inoltre un tocco di goliardia: delle corna di renna legategli alla testa con del fil di ferro. Chissà, si sarà magari trattato di una nuova forma d'arte, tipo moralismo pop.
Ma ancora una volta, falliti i vari tentativi di mutandazione coatta, gli irriducibili fedeli, senza perdersi d'animo sono tornati all'attacco proprio pochi giorni fa, ancora una volta in coincidenza della festa della Madonna del Carmelo. L'alzata d'ingegno li ha spinti ad un machiavellico cambio di strategia: se non possiamo mutandare la bestia cali almeno su essa un pietoso velo! E così, celato il bronzeo equino da un drappo rosso, giustizia fu fatta, con tanto di santa vittoria, inscenata da una trionfante statuina della succitata Madonna torreggiante sullo scarlatto altarino improvvisato.
Sulla dedizione castigatrice del catanese medio(cre)-bigotto c'è poco da dire e molto da meditare, certo è che se tali valorosi soggetti si dedicassero con altrettanta abnegazione a delle azioni civili degne di questo nome, denunciando i mali, i disservizi, gli abusi e soprusi che dilagano per la città, probabilmente Catania sarebbe oggi una città ben diversa e più vivibile. Ma finché sarà in balia di predicatori, perpetue e neo-vittoriani dell'ultim'ora sarà ben difficile trarla fuori dal profondo baratro medievale in cui continuano a sprofondarla.

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