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Si rischia di provocare danni irreversibili alla filiera “demotorizzando” il Paese

Crolla il mercato delle auto schiacciato dalle tasse

Filippo Pavan Bernacchi
Filippo Pavan Bernacchi

Come previsto qualche giorno fa dall'Osservatorio Federauto il mercato automobilistico italiano, anche nel 2013, prosegue verso un'ulteriore contrazione. Si tratta di un risultato disastroso, parzialmente corretto negli ultimi giorni grazie al contributo delle auto a "chilometri zero". Secondo i dati diffusi dal Ministero dei Trasporti, infatti, gennaio 2013, con 113.525 pezzi, ha chiuso con un -17,6% rispetto allo stesso mese del 2012. Ma gennaio 2012 aveva a sua volta perso un -16,9% rispetto al 2011. Un'emorragia che rischia di provocare danni irreversibili alla filiera, all'economia, e al PIL. Ovvero: alla possibilità per il nostro Paese di rialzare la testa.
Solo con la Manovra Salva Italia del 2012 gli autoveicoli hanno “donato” all’Erario oltre 5 miliardi di euro, fra aumenti di accise, superbollo sulle auto prestazionali ed IVA; aumenti da cumulare alla precedente correzione del 2011 che aveva toccato sempre le accise sui carburanti, IPT, RC auto, bollo auto ed IVA. A ciò si aggiungano due manovre che hanno penalizzato l’acquisto delle company car, oggi assoggettate ad un regime di deducibilità del 20% - tagliato della metà rispetto a qualche mese fa - quando invece in Europa, da tutti usata come pietra di paragone, si parla del 100%.
«Il Governo è riuscito a fare esattamente il contrario di quello che sarebbe stato sensato e necessario», commenta Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus, che aggiunge: «Questo è il risultato dell'accanimento fiscale verso il mondo dell'automotive in Italia, dove il Governo ha pensato a fare cassa senza curarsi dei danni prodotti nella nostra filiera. Mi piace ricordare sempre che fatturiamo l’11,4% del PIL, partecipiamo alle entrate fiscali nazionali per il 16,6% e occupiamo, con l’indotto, 1.200.000 persone. Mi corre l'obbligo sottolineare che per il crollo dei volumi lo Stato, lo scorso anno, ha perso 3 miliardi tra Iva e tasse varie, cui si devono aggiungere i costi degli ammortizzatori sociali. Eppure nessuno vuole intervenire, affrontare il problema, operare le scelte necessarie».
Interviene Francesco Ascani, vicepresidente di Federauto: «Gli autoveicoli sono stranamente assenti dalle dichiarazioni preelettorali dei maggiori leader politici. Agli stessi ci permettiamo di indirizzare un messaggio: se il nuovo Governo non si farà carico dei gravi problemi della distribuzione e dell’assistenza automobilistica, riconoscendone l’importanza per la ripresa e la crescita del PIL, per le finanze pubbliche e per l’occupazione, il prezzo da pagare per l'Italia sarà altissimo».
Conclude Pavan Bernacchi: «La nostra filiera è composta da migliaia di aziende di vendita e assistenza, di produzione di componenti, di servizi e altro. Noi ci rivolgiamo ai partiti per sapere ora che provvedimenti intenderebbero prendere per il nostro settore, qualora vincessero le elezioni. Come imprenditori crediamo molto nel voto utile, al di là delle ideologie».

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