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Scajola e Genovese, metafore della follia politica

Ogni vent’anni si cambia per non cambiare mai

Claudio Scajola
Claudio Scajola

Poveri italiani maltrattati, tassati e presi in giro. Sono passati 168 anni da quando Vincenzo Gioberti scrisse il suo “Del primato morale e civile degli Italiani”. Molti di più dal Rinascimento e ancora tanti altri dall’Impero Romano. Adesso gli unici primati che possiamo vantare sono quelli sportivi (qualcuno), tra poco non più nel settore delle auto visto che la Fiat, che è la proprietaria della Ferrari, è ogni giorno più americana. Forse a noi italiani resta solo la Nutella per avere la vita più dolce.
Negli ultimi due giorni due uomini politici se ne sono andati dritti dritti in galera. Il primo è stato Claudio Scajola. Mai fino ad ora un ex ministro dell’Interno aveva provato e subito l’onta del carcere. Ma l’uomo politico ligure non contento di avere scampato la gattabuia per quella vicenda della casa avuta con qualcuno che, a sua insaputa, gliene ha pagato una gran parte, ha secondo i magistrati cercava di aiutare un suo collega di partito, Amedeo Matacena, condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e latitante a Dubai.
Pare che Scajola stesse pianificando il trasferimento di Matacena in Libano. Purtroppo una vicenda normale in questa anormale Italia dove si è perduto ogni senso delle regole.
Nulla in confronto alla vicenda di Francantonio Genovese. Padre senatore della Dc dal 1972 al 1994, nipote di Nino Gullotti deputato Dc dal 1958 al 1989 e diverse volte ministro. il GIP della Procura di Messina ha chiesto l'arresto di Genovese per reati tributari, per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La Camera ha dato l'autorizzazione a procedere e subito dopo Genovese si è costituito nel carcere di Gazzi.
L’anno precedente sua moglie, Chiara Schrò, era finita agli arresti domiciliari «per associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di corsi formativi nell'ambito di progetti approvati dalla Regione e finanziati con denaro proprio, dello Stato e del Fondo sociale europeo». La cosa strana è che Genovese oltre ad essere uno dei “censori duro e puro” ha una posizione economica assolutamente solida e brillante, in poche parole: è ricco.
Non che uno che non sia ricco abbia più attenuanti quando delinque ma, col criterio della politica di oggi, si impegna chi cerca denaro e raramente chi ce l’ha già.
Oggi la politica è vista come un investimento. Si è perduta qualsiasi forma di ideologia. Magari non ci sarà più lo spirito dei “Ragazzi del ’99”, quelli che difesero la Linea del Piave, ma, diamine, un po’ di spirito di Patria ogni tanto ci vuole. Magari un po’ interessati “per difendere i valori (economici) dell’Italia, ma ci vuole una reazione. O aspettiamo, come al solito che passino 20 anni? Come accadde quell’altra volta, senza volere fare paragoni che qualcuno potrebbe trovare offensivi e qualcun altro irriverenti.
Forza Italia nacque alla fine del 1993 e le prossime elezioni dovrebbero tenersi nella primavera del 2014. Sono proprio 20 anni e per fortuna non c’è stata di mezzo una guerra mondiale ma solo una crisi che distruzione non ne ha fatti ma morti sì, e pure tanti. Ma possiamo farcela, dobbiamo farcela. Disse qualche tempo fa il grande architetto Renzo Piano: «Noi italiani siamo come dei nani sulle spalle di un gigante, tutti. E il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato una straordinaria, invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose. Articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme, e questo è un capitale enorme. E per questa italianità c'è sempre posto a tavola per tutto il resto del mondo».

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